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I piccoli Paesi europei credono sempre di più nell'energia sostenibile

14/10 - L'indice Wec (World Energy Counsil) consente di valutare lo sviluppo energetico di un Paese.

L'Europa è complessivamente sempre più avviata verso una progressiva trasformazione del suo sistema di generazione dell'energia elettrica, che passerà per un'ulteriore avanzata delle energie pulite.  Lo sottolinea la società di analisi GlobalData, secondo cui la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili del Vecchio Continente è destinata a crescere a un tasso annuale dell'8,6% durante il periodo 2013-2020, soprattutto per effetto della corsa all'utilizzo di eolico e solare. 

In cima all’indice Wec sulla sostenibilità energetica troviamo nazioni come la Svizzera, seguita dal duo scandinavo Danimarca-Svezia, poi Austria e Gran Bretagna, davanti al primo Paese extra Ue, il Canada.

La Cina è addirittura in settantottesima posizione su quasi 129 Paesi considerati. Pesano su Pechino gli scarsi miglioramenti ottenuti nell’accesso universale all’elettricità e ai combustibili, oltre al tasso elevato d’inquinamento di una Nazione altamente industrializzata, che deve affinare le sue armi per rendere sostenibile questa crescita economica.

Svizzera e Danimarca, all’opposto, sono quei Paesi definiti Pack leaders, perché hanno saputo tracciare obiettivi definiti per aumentare la penetrazione delle fonti pulite e ridurre le emissioni nocive. E l’Italia? La troviamo al ventottesimo posto, un po’ penalizzata sul fronte della sicurezza degli approvvigionamenti. Come ricorda il World Energy Counsil, l’Italia produce soltanto il 17% dell’energia che consuma.

Un altro punto debole per il nostro Paese riguarda le bollette, appesantite dagli oneri di sistema e dai costi crescenti delle importazioni di petrolio e gas.